Ti piace Londra?
Nel corso della vita ogni tanto si presentano delle oportunità che bisogna
sempre approfittare come se fossero regali dal cielo.
Io sono stata toccata dalla fortuna proprio per il lato che mi piace di più. Prima di
raggiungere i quaranta anni una delle mie preoccupazioni più grandi era quella di
essere colta di sorpresa dalla vecchiezza
senza nemmeno avere superato i confini della mia patria. Ora che a quaranta anni ci sono arrivata davvero ho al contrario
ricevuto il dono di poter fare l’esperienza di viaggiare e conoscere il mondo.
Ricordo
che quando ero piccola vidi in casa di famiglia il matrimonio di Lady Diana con il principe Carlo. Mia madre, sempre attrata dalla magia delle storie fiabesche, era incollata alla
televisione e non batteva ciglio alla vista della famiglia reale. Quelle
immagini erano così vicine ma la realtà era che erano molto lontane. In quel periodo infatti io vivevo dall’altra parte del mondo e non potevo immaginare che anni dopo avrei avuto la
possibilità di camminare sulle stesse orme della principessa nella Cattedrale
di St Paul a Londra.
E invece finalmente eccomi a Londra!
Certo, in tutta onestà devo dire che la mia prima impressione all’ arrivo
nella capitale britannica non fu
per niente buona. Lo sguardo triste della natura, assieme alle temperature gelide di febbraio, avevano acceso dentro di me una leggera malinconia.
Tale emozione era però al tempo stesso contrastata dalla gioia di sapere che il paese della
regina Elisabetta mi apriva le sue porte e che avrei potuto finalmente conoscerlo
direttamente dall’interno, dritto al cuore.
L’itinerario di qualsiasi turista
come me iniziò ovviamente dalla parte più attraente. La torre dell’orologio che
il mondo conosce come Big Ben rimase imponente davanti alla lente della mia macchina
fotografica che non smetteva di scattare, mentre un fiume
di gente si ammassava assieme a
me, tutti nello stesso luogo e tutti con
la stessa intenzione. Dietro di ne
l’imponente Tamigi, lo sfondo che per decenni ha visto navi cariche di turisti
che esattamente come me ammiravano stupiti le costruzioni medievali e contemporanee che ancora
oggi sono testimoni della maestosità del
Tower Bridge, e quello storico ponte che attraversa il fiume e si alza per
aprire il passo alle imbarcazioni di grandi dimensioni.
La mia attenzione fu poi catturata dal trasporto pubblico. Dopo essere uscita dal caotico sistema di trasporto
della mia cara Bogotá, mi sono
incontrata con i famosi autobus rossi a due piani e un centinaio di taxi che persistono nel non cambiare
il loro aspetto e a continuare ad essere
il simbolo della Gran Bretagna.
Allo
stesso modo o addirittura più attraente,
è osservare gli autisti guidare le loro vetture dalla
parte destra e naturalmente rendermi conto che il sistema stradale è anch’esso
al contrario di quelli che ho sempre conosciuto. E così insomma alla fine ero qua! Molto
entusiasta di trovarmi in una delle città più visitate del mondo.
La visita non sarebbe stata completa
se non fossi riuscita almeno a vedere la
residenza della Famiglia Reale. Il Palazzo di Buckingham è una specie di grande
“bunker” assediato da centinaia di turisti con la fotocamera pronta a catturare almeno uno dei membri della monarchia britannica. Io non sono stata purtroppo così fortunata. L’unica cosa che sono riuscita a
fotografare è stato
il balcone da cui ogni tanto si affacciano per salutare il popolo in occasioni
speciali. Da lì e approfittando del
weekend, sono partita per Windsor, il
posto dove la regina di solito ama riposare
e anche il luogo dove si fanno le feste
private con gli altri membri della nobiltà di tutte le nazioni del mondo. Neanche questa
volta ho avuto la fortuna di essere con
lei nello stesso posto , ma comunque ho colto l’occasione per visitare e
conoscere il bel castello che racconta in dettaglio come si è svolta la storia
d’Inghilterra fino a diventare ciò che è
oggi. Sapendo che lì furono combattute diverse battaglie e che questo è il castello più antico del mondo
ancora abitato, il suo fascino ne risulta ancora più seducente.
Continuai a camminare sulle orme della storia britannica e arrivai così a Oxford. Sempre
avevo voluto sapere qual era il grande segreto di una delle università più prestigiose del mondo. Mentre cercavo un’edificazione che riportasse all’entrata la stemma dell’Università, passavo dinanzi a tante costruzioni
assolutamente antiche che ancora oggi
servono da sede per ciascuna facoltà. Si potrebbe dire che la città e l’università sono la stessa
cosa. Sicuramente ai più intellettuali il cuore batte più forte quando si ritrovano a passare per le
facoltà di storia o filosofia: Ma per gli altri desiderosi di trovarsi a ben altri tipi di novità, c’è li
ad aspettarli il Christ Church, un’edificazione
costruita nel 1525 che, grazie alla
magia che ispira soltanto il vederla, è stata lo scenario del film di Harry Potter, una delle storie
di fantasy più amata in tutto il mondo.
Non è possibile evitare di soffermarsi
lungo la strada e rimanere esterrefatti dalla gran varietà dei musei, che sono
secondo me i veri gioielli della corona. Il Bristish Museum, il Victoria and
Albert Museum e il Museo di Storia
Naturale meritano da soli l’applauso per
essere i più visitati, ma ve ne sono altri altrettanto importanti come il National
Gallery, il Science Museum e tanti altri ancora. Ognuno ha tante storie meravigliose da
raccontare ma non solo della cultura britannica. Dai musei si torna
indietro nel tempo per rivivere tra le altre cose, le atrocità delle due guerre mondiali.
Dopo esser scesa dell’autobus della
storia e visitato la Londra culturale, ho continuato infine per la Londra della
vita reale, la Londra di tutti i giorni: quella dello shopping, della pioggia e
anche la del vero inglese, come si suol dire. Il turista oltre ad avere
nutrito l’occhio intellettuale vuole anche vedere com’è il movimento dello
shopping. Così mi sono permessa di andare al gran Harrods, un’edificazione che
dal di fuori si riveste di un’architettura antica ma che dal di dentro espone
il massimo della moda, dei piaceri del
palato nonché le mostre più esotiche
provenienti di tutto il mondo. Sono
certa che non solo io camminai per quegli spazi con gli occhi sgranati al massimo. Gli stilisti europei non
hanno paura di mettere i prezzi più alti
alle loro creazioni, cifre davvero
esorbitanti per la mia umile tasca latinoamericana. Riuscire a immaginarmi con quei piccoli abiti
di modelle nel mio corpo da quarantenne mi ha spinto a scappar via,
cosicché senza volerlo, quasi inavvertitamente sono caduta in un altro
paradiso dei sensi. L’impero dei cioccolati! Da qui non soltanto gli occhi sono frastornati
nel vedere così tanti cioccolatini provenienti da tutto il mondo, ma accade
pure che lo stesso senso del gusto comincia ad agitarsi pazzescamente fino a
quando la volontà non ceda al desiderio di provarne almeno uno. Così ho fatto! Con le poche sterline che avevo in tasca mi sono fatta consegnare un po’ di quei cioccolatini,
ma la cosa bella è che ho colto l’occasione di farmeli confezionare dentro una
bella borsa Harrods. Il cioccolato ancora
non finisce di sciogliersi in bocca
quando il mio senso dell’udito viene catturato dal suono delle bolle di
champagne e diventa impossibile non immaginare di sentire il piacere di
brindare con l’esuberante e delizioso vino
spumante francese.
Il tour non è finito. Un altro spazio più grande si spalanca dinanzi a
me, uno spazio tutto dedicato alla frutta proveniente da ogni angolo della
terra. Forse il mio occhio abituato a
vedere le cose native della mia patria,
mi ha portato a quello che per gli altri
può essere di speciale attenzione.
Melagrane e pomodori di albero.
Lì riposavano con la loro targa di presentazione che li accreditavano
come colombiani e con un prezzo molto alto, degno di stranieri lontani. Venticinque
sterline un chilo di melagrane, più o meno settantamila pesos colombiani.
Desiderosa di tornare al mio paese
per raccontare tutte queste meraviglie sono andata nella zona conosciuta come
Elephant & Castell, il quartiere che
ospita un buon numero di immigrati, molti di loro colombiani. Avevo proprio il bisogno di sodisfare il mio palato
con i sapori tipici della mia
terra.
Dopo la festa gastronomica ero più
che mai pronta ad alzare le mani e a salutare, purtroppo quasi certamente a qualche
chilometro di distanza, la regina Elisabetta proprio nel giorno della più
importante ricorrenza, il giubileo di diamante, il festeggiamento per i 60 anni
a capo della monarchia britannica.
Già dalla prima mattinata io ero là, in pieno centro, sulla “River
Walk”, affacciata sul fiume, ed esattamente nel punto in cui la regina, assieme
a tutta la famiglia reale e la guardia, avrebbe dovuto passare con la sua imbarcazione.
Né il freddo né la pioggia tipiche della stagione avevano impedito ai turisti
di accalcarsi in massa, agitando migliaia e migliaia di bandierine. La famiglia
reale e una carovana di quasi un migliaio di imbarcazioni attraversavano il Tamigi
tra le urla della folla incurante della pioggia e del freddo. La celebrazione fu completata nel pomeriggio
da un maestoso concerto. Tutti gli artisti più famosi della Gran Bretagna vi
parteciparono ed eseguirono i loro brani più famosi. Io da parte mia ero così
felice di aver potuto assistere al repertorio di Paul McCartney. Così, come non sono riuscita a vederlo a Bogotá, ho
fatto la gioia del suo meraviglioso talento musicale proprio in casa sua.
La città non ebbe il tempo di riprendersi
dai concerti e dai festeggiamenti che già era giunto il momento di accendere la
fiamma olimpica. Essa non si fece attendere e cominciò a fare il giro per le strade
britanniche annunziando l’apertura
della competizione sportiva più
importante del mondo. È stato un
peccato che il mio tempo trascorso a
Londra sarebbe finito proprio poco tempo prima della grande festa di
inaugurazione. Andai allora a sfogare il mio dispiacere al PUB, quel posto in cui tutti gli inglesi (o quasi
tutti) vanno per bere le birre alla fine della giornata di lavoro. Ormai la lunga vacanza era finita. Era ora di
prendere l’Underground, il sistema
metropolitano più antico del mondo,
dirigermi verso la stazione del treno ad alta velocità e dire addio a alle terre d’Inghilterra.
Una delle tante lezioni che ho
imparato da questa esperienza e che adesso mi sento di scrivere a lettere
maiuscole nel mio diario personale, è che un buon capotto e una calda sciarpa non sono mai
inutili in terra inglese. In
questo modo ho chiuso un capitolo
dedicato a una parte del mondo
importante per me, ma facendo a me stessa la promessa di riempire
ancora tanti fogli vuoti, e continuare a raccontare tutto quello che non sono ancora riuscita a
vedere, assaporare, odorare e vivere.
Comentarios
Publicar un comentario